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È di oggi, 17 marzo, la notizia del paziente diagnosticato all’ospedale Cisanello di Pisa, ainfezione da Candida auris. Lo riporta il quotidiano La nazione: il contagio sarebbe sotto controllo, secondo quanto dichiarato al quotidiano da Marco Falcone, direttore dell’Unità operativa Malattie infettive dell’ospedale pisano. Vediamo cosa sono sintomi più spesso legati all’infezione con questo patogeno, quali sono i individui più a rischiodi cui terapie dobbiamo combatterlo e, infine, perché l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) lo ha inserito nella lista, pubblicato nell’ottobre 2022del funghi patogeni ad alta prioritàcioè richiedono particolare attenzione in quanto rappresentano una minaccia per la salute pubblica per vari motivi.
Quale è candida auris
Si tratta di un fungo patogeno isolato per la prima volta nel 1996 da campioni raccolti in Corea, anche se successivamente identificato, e che si trasmette attraverso il contatto diretto con superfici contaminate o tra persone infette. Prende il nome “auris” (orecchio in latino) dal fatto che nel 2009 è stato isolato – all’epoca si pensava per la prima volta – dall’orecchio di un paziente giapponese. Secondo denunciato dall’Istituto Superiore di Sanità (Isso), il primo caso di infezione invasiva in Italia risale al 2019. Si trova più spesso sulla pelle, nel tratto urogenitale e occasionalmente nel tratto respiratorio. Solo raramente è in grado di causare infezioni invasive, generando complicanze anche gravi come l’infiammazione del pericardio (la membrana che ricopre il cuore). Anche lo stesso paziente toscano sarebbe stato ricoverato per il concorso di patologie pregresse, secondo quanto dichiarato da Falcone a La Nazione. Le organizzazioni internazionali tuttavia lo considerano come uno possibile minaccia per la salute pubblica principalmente a causa della sua capacità di resistere a vari farmaci antifungini. Inoltre, la sua identificazione non è necessariamente immediata, anche a causa dei sintomi piuttosto variabili che può provocare. Per questo motivo l’infezione può rimanere silente per molto tempo e diventare invasiva quando le difese immunitarie dell’ospite si abbassano.
Sintomi, terapie e soggetti più a rischio
I sintomi, dicevamo, possono variare molto a seconda della zona del corpo interessata dall’infezione. Tra i quadri clinici più frequenti, l’ISS riporta, ad esempio, casi di infezione alle orecchie, infezioni della ferita, infezioni diffuse del flusso sanguigno e le infezioni che colpiscono il organi addominali. Tra i più a rischio ci sono, come dicevamo, i pazienti immunocompromesso o con patologie pregressesoprattutto se ricoverato, e che richiedono dispositivi medici invasivi come cateteri o cannule tracheostomiche. Sono necessari per la diagnosi esami di laboratorio specifici che vengono eseguiti su campioni di sangue o altri fluidi corporei. Lo avverte anche l’Iss l’infezione da Candida auris può essere confuso con quello dovuto ad altre specie di questo fungo (come il Candida haemulonii)quindi la conferma deve essere fatta da laboratori specializzati, che hanno determinati database di riferimento. Spesso riporta ancora l’ISS, l’infezione da Candida auris risponde alla terapia con echinocandine, una classe specifica di farmaci antimicotici. Tuttavia, quando l’infezione è resistente alla terapia, può essere necessario trattare il paziente con più farmaci contemporaneamente ea dosi più elevate. Inoltre, il possibilità di recidiva nei pazienti che hanno avuto un’infezione invasiva in passato.
Raccomandazioni OMS e ISS
Entrambe le istituzioni, OMS e ISS, sottolineano l’importanza di investimenti volti a migliorare la nostra comprensione dei meccanismi biologici che rendono questo patogeno così resistente e, in alcuni casi, così invasivo. “A differenza di quanto accade con i batteri e la resistenza agli antibiotici – ne legge uno nota dell’ISS relativo al rapporto dell’OMS pubblicato lo scorso ottobre – le infezioni fungine ricevono poca attenzione e poco investimento di risorse. In effetti, i dati di qualità sull’epidemiologia e sui modelli di resistenza antimicotica sono scarsi; ciò rende difficile stimare il loro carico esatto e non favorisce una risposta efficace. Infatti, il rapporto dell’OMS sottolinea il necessità di strategie che mirano a generare prove e migliorare la risposta e, in particolare: rafforzare la capacità e la sorveglianza dei laboratori, sostenere gli investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione, potenziare gli interventi di sanità pubblica per la prevenzione e il controllo delle infezioni fungine attraverso un approccio One Health”.
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