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IL spazio si sta facendo sempre più impegnato. E con ogni satellite che viene messo in orbita, si creano nuovi detriti destinati a trasformarsi in spazzatura spaziale. Lo sa bene la comunità scientifica, tanto che ha deciso di lanciare un ricorso chiedendo uno sforzo globale per eliminare i rifiuti che orbita attorno al nostro pianeta. Così come la Nasa, che di recente si è dedicata al problema un reporto, in cui analizza i pericoli che affrontano ogni giorno stazione Spaziale Internazionale EHI satelliti in orbita terrestre a causa di detriti spaziali, possibili soluzioni e il loro costo.
Qualche numero
Per comprendere l’entità del problema, è utile iniziare osservando le stime più aggiornate sviluppato dall’ESA Space Debris Office. Dal 1957 i lanciatori spaziali erano in totale 6.370per circa 15 mila satelliti posti in orbita, di cui 9.790 ancora nello spazioE 7.200 ancora in funzione. Attorno avvennero esplosioni, collisioni e incidenti di vario genere 640 volteproducendo un’enorme quantità di frammenti che ora stanno intasando l’orbita terrestre: ne parlano le stime dell’ESA 36.500 detriti più grandi di 10 centimetri, un milione incluso tra uno e 10 centimetriE 130 milioni fra millimetro e centimetro.
In questo caso, non lasciarti ingannare dalle dimensioni. IL rifiuti spaziali Di più piccoli e più abbondanti sono in realtà anche i più pericolosoperché in viaggio verso 28 mila chilometri all’ora anche un frammento di pochi millimetri può causare ingenti danni. Per avere un’idea, diversi finestrini degli Space Shuttle, negli anni precedenti al loro ritiro, furono sostituiti a causa dell’impatto di detriti spaziali che le analisi si rivelarono poi essere nient’altro che microscopiche croste di vernice distaccato da qualche satellite dopo decenni di onorevole servizio nello spazio.
Nel corso dei decenni, gli incidenti spaziali causati dall’impatto con micrometeoriti E sciupare spaziale (spesso difficilmente distinguibili tra loro) non mancano dunque. Come nel caso del microsatellite militare francese Rosso ciliegiain cui 1996 si è scontrato con detriti dallo stadio superiore di un razzo Ariane 1perdendo il suo stabilizzatore del gradiente gravitazionale (una lunga barra di metallo che serve a stabilizzare passivamente i satelliti). O in quello di satellitare per Comunicazioni russe Espresso AM11distrutto da un oggetto non identificato (quasi certamente ritenuto spazzatura spaziale) nel 2006. O ancora, nel caso del Il satellite Aura della NASAdedicato allo studio dell’atmosfera, che nel 2010 ha perso la metà dei suoi 11 pannelli solari a seguito dell’impatto con detriti spaziali non identificati.
I rischi per l’Iss
Veniamo a stazione Spaziale Internazionale, sicuramente il più importante manufatto umano posizionato stabilmente nell’orbita terrestre. È facile immaginare che una struttura di quasi 100 metri, largo 80, deve avere qualche difficoltà a navigare in uno spazio sempre più invaso da satelliti e pericolose cianfrusaglie. E infatti è così. Quando detriti potenzialmente pericolosi noti per esistere si avvicinano troppo alla stazione (cioè quando la sua orbita la porta a passare entro 50 chilometri dalla ISS), il Protocolli della NASA richiedono che ne venga implementato uno procedura di evasioneper evitare il rischio di collisione. E la frequenza di questi interventi è in aumento da anni. All’inizio del 2023, la ISS ha già dovuto attivare i suoi motori due volte, a poco più di una settimana di distanza, per dribblare un incontro ravvicinato con due diversi satelliti. È già successo dal 1999 32 volte, con costi notevoli per ogni manovra, come calcola il recente rapporto della NASA. Loro servono 70 chili di propellente per spostare la Stazione Spaziale Internazionale dalla sua orbita, e altrettanti per riportarla alla precedente una volta passato il pericolo. Insomma, parliamone un milione di dollari per manovra, per evitare danni stimati (nella peggiore delle ipotesi, ovvero la distruzione della stazione o l’impossibilità di proseguire le operazioni) in circa 2-300 milioni di dollari.
È ora di agire
Al momento si sta ancora valutando il rischio che corrono satelliti, stazioni spaziali e razzi lanciati dal nostro pianeta relativamente basso. Ma gli esperti assicurano che lo sia dovrebbe aumentare rapidamente nei prossimi anni, in assenza di decisivi interventi a livello internazionale. Uno dei primi a porre la questione, negli anni ’70, fu l’astrofisico della NASA Donald Kesslercreatore di ciò che è definito Sindrome di Kessler: uno scenario ipotetico in cui la densità di satelliti e detriti in orbita attorno al nostro pianeta diventa così alta, che una singola collisione tra due oggetti relativamente grandi (pochi decimetri di diametro), crea una reazione a catena, in cui i detriti prodotti provocano nuove collisioni, nuovi detriti e così via. Il risultato, un tale affollamento di frammenti orbitanti da rendere impossibile il lancio di nuovi strumenti nello spaziosatelliti o razzi per decenni, in attesa che la gravità faccia il suo corso, facendo rientrare la spazzatura spaziale nell’atmosfera e disintegrandosi mentre ricade in superficie.
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