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C’è qualcosa di meravigliosamente sovversivo cristianola serie Sky originale che ritorna dal 24 marzo con lei seconda stagione: al di là della definizione pittoresca, soprannaturale-crime drama, questa è davvero una produzione che va oltre le etichette e abita un territorio dove la serialità italiana non si è mai avventurata. O meglio, è l’intreccio di generi, storie e messaggi che ci sono si sovrappongono in un modo senza precedenti: c’è l’indagine sulla malavita che abbiamo visto in Subura E Romanzo criminaleoltre alla crudezza narrativa e violenta di Gomorraper non parlare del suono metafisico e apparentemente incomprensibile de Il miracolo. cristiano ha imparato il lezione di tutti questi precedenti successi e li fonde in un racconto che non vuole essere né esemplare né didascalico: molto televisione di prestigio chi vuole insegnarci o lasciarci qualcosa, questi nuovi episodi confermano che questa serie vuole semplicemente incantaci di sorpresa e meravigliasenza dimenticare molto grottesca ironia.

Come ci siamo lasciati dopo la prima stagione

Alla fine del primo ciclo di episodi, avevamo smesso Cristiano (Edoardo Pesce)scagnozzo che riceve le stigmate e strani misteriosi poteri taumaturgici, costretto ad abbracciare la sua nuova missione messianica ma anche il suo nuovo ruolo nel quartiere popolare dove è nato: la morte del boss Lino (Giordano De Plano) lascia un vuoto di potere che dovrà riempire con riluttanza. Per questo entrerà a far parte del confidente di sempre Rachel (Silvia D’Amico)che gli è grato ma nutre anche lo struggente desiderio di lasciare la Città-Palazzo, e anche di David (Antonio Banno), figlio di Lino, cerca il suo nuovo posto in questa scacchiera esplosa. Allo stesso tempo c’è anche chi gli rema contro: il messaggero vaticano Matteo (Claudio Santamaria) riceve la visita di una figura misteriosa, il Nero giocato da Laura Moranteche mette in dubbio la vera bontà di Christian e lo istruisce su come minare il suo nuovo impero, una partita di tressette alla volta.

L’efficacia di una serie come questa, ancor di più in questa seconda stagione in cui, dopo tanta costruzione di eventi, finalmente arriviamo a mettere molte carte in tavolaè il suo continuo doppio gioco tra azione e meditazione: lo scenario più ampio è quello della lotta tra il bene e il male, con Black deciso a sabotare i piani di Biondo (Giulio Beranek), ambiguo angelo ossigenato, ma questa lotta avviene attraverso piccoli eventi concreti, continui e sconvolgenti. Questo permette alla tensione di rimanere sempre alta, mentre l’enigma si costruisce lentamente, anche quando il susseguirsi delle scene si frammenta, tra flashback e rivelazioni a ritroso. A tutto questo si aggiunge un sopraffino senso dell’umorismo neroin cui bare, amputazioni, bistecche al sangue e machete diventano strumenti non di mera violenza ma anche di ironica, paradossale opposizione.

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