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Evitare l’uso diarticolo determinativo davanti ai cognomi femminili e segni eterodossi – tali asterischi e schwa (il simbolo əche si usa per declinare sostantivi di genere neutro) – e declinare al femminile professioni e posizioni: iAccademia Crociata ha fornito alcune indicazioni in risposta ad una domanda del Comitato Pari Opportunità del Consiglio Direttivo della Corte di Cassazione sul parità dei sessi negli atti giudiziari. Come affermato in introduzione al documentole regole linguistiche finora utilizzate si basano su quelle introdotte da Alma Sabatini, Attivista femminista romana, linguista, saggista e insegnante morta nel 1988, che a sua volta si ispirò al modello anglosassone.
Tenendo conto di correnti di pensiero in disaccordo con interventi eccessivi sulla lingua e che “i principi ispiratori dell’ideologia legata al linguaggio di genere e le correzioni delle presunte distorsioni del linguaggio tradizionale quindi non vanno sopravvalutati, perché sono in parte il risultato di una radicalizzazione legata a tendenze culturali”, la Crusca ha individuato alcune indicazioni pratiche che devono essere applicate in campo giudiziarioma che possono anche essere considerate istruzioni generali.
- Evita le duplicazioni
- Evita l’articolo davanti ai cognomi femminili
- Esclusione dei segni eterodossi e conservazione del maschile non marcato
- Uso dei nomi di cariche e professioni declinati al femminile
Evita le duplicazioni
Il documento afferma che è buono limitare il “doppio riferimento“ ai due generi, come nel caso dei “lavoratori e lavoratrici”. Meglio optare per “persona” invece di “uomo” o ricorrere a maschile plurale.
Evita l’articolo prima dei cognomi delle donne
Secondo Crusca, ilomissione dell’articolo determinativo davanti al cognome è ormai una pratica diffusa sia per le donne che per gli uomini. Per evitare fraintendimenti sul genere della persona a cui ci riferiamo, in alcuni casi è necessario aggiungere nome o titolo.
Esclusione dei segni eterodossi e conservazione del maschile non marcato
Negli atti giudiziari, l’uso del schwa (ə) ea segni come gli asterischi, che non hanno corrispondenza nella lingua parlata. “Là il linguaggio giuridico non è una sede adatta per innovativi esperimenti minoritari che porterebbero alla disomogeneità e all’idioletto”, si legge nel documento. In alternativa, l’Accademia della Crusca propone l’uso del plurale maschile non marcato.
Uso dei nomi di cariche e professioni declinati al femminile
L’Accademia della Crusca vi invita a ricorrere al declinazione femminile dei nomi che indicano professioni o posizioni istituzionale seguendo semplici regole grammaticali. Il maschio lo chiama finiscono in -O prendi il suffisso -A al femminile. Nomi che terminano in -E possono essere ambigenioppure: se finiscono in -eccoprendi il suffisso -era; se finiscono in -A O -È sono ambigender al singolare, mentre al plurale assumono i suffissi -IL, -isti al maschile e -E, -iste femminile, con la sola eccezione di poeta, poetessa; se finiscono in -tor prendere il suffisso femminile -trice, anche se pretore al femminile è praetora. Nei nomi composti con vice- O pro-, ad esempio, si riferisce al genere della persona a cui si riferisce l’appellativo. Inoltre, diventa procuratore donna procuratore.
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