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Lo scorso ottobre il governo ha quindi deciso di percorrere un’altra strada, annunciando la sua intenzione smantellare il vecchio sistema di identificazione sanitaria. A assorbirne le funzioni dovrebbe proprio essere la carta My Number, che comunque ne sconta ancora una diffusione molto limitata: lo scorso settembre solo il 49% degli aventi diritto aveva la propria cartamentre appena il 20% lo aveva abilitato anche come mezzo di identificazione all’interno del sistema sanitario nazionale.
Numeri così bassi possono essere spiegati dal fatto che il rilascio di My Number non è obbligatorio ma rimane a discrezione dei residenti e dei cittadini (spesso scoraggiati da un iter burocratico lungo e macchinoso), una situazione che potrebbe avere conseguenze potenzialmente gravi. Il rischio, infatti, è che quando il la vecchia tessera sanitaria non sarà più utilizzabile a fine 2024avrà una parte consistente della popolazione difficoltà di accesso ai servizi sanitari. La stessa cosa dovrebbe accadere per i vecchi patenti di guidache sarà dismesso nel 2025.
Un problema di sfiducia
Tuttavia, l’inerzia del governo, incapace di spingere la popolazione a registrarsi, non è l’unica causa di questo stallo dal momento che il diffidenza della popolazione svolge un ruolo altrettanto importante. Lo scorso ottobre, subito dopo l’annuncio che My Number avrebbe sostituito le vecchie tessere sanitarie, nel giro di pochi giorni oltre 100.000 persone hanno firmato una petizione per chiedere il mantenimento dell’attuale sistema.
All’origine di questa ostilità nei confronti dell’identificazione digitale c’è il timore da parte di molti cittadini nei confronti di questo sistema metti a rischio la tua privacyconsentendo l’accesso a informazioni personali riservati da organi amministrativi che non ne hanno la facoltà. In qualche modo questa ostilità è radicata cultura politica del Giappone del dopoguerramolto attento ai limiti imposti alle autorità governative quando si parla di diritti individuali, ma per altri è invece il frutto di decenni di scandali di cattiva gestione e fughe di dati.
All’inizio di marzo la Corte Suprema ha ha emesso una sentenza che cerca di dissipare queste paure, riconoscendo la costituzionalità di My Number e affermando che viene utilizzato il sistema di identificazione digitale solo per scopi legittimi che non violano il diritto alla privacy dei cittadini. Ma
Il deficit tecnologico
Questo ritardo nella digitalizzazione non è esente da conseguenze tecnologiche ed economiche. Senza un’adeguata domanda di servizi nella sfera digitale, l’industria giapponese non l’ha avuto stimolo allo sviluppo e all’innovazione un settore che è invece un segmento importante della frontiera tecnologica.
Il risultato è che le industrie odierne in Giappone spesso fanno affidamento su servizi online sviluppati altrovepesando così sulla bilancia dei pagamenti di Tokyo. Secondo i dati pubblicati dal Ministero delle Finanze, lo scorso anno il Paese ha registrato a deficit negli scambi di servizi digitali circa $ 35,9 miliardi. Lo squilibrio è stato ulteriormente aggravato dalla pandemiavisto che rispetto al deficit di cinque anni fa, quello registrato nel 2022 è superiore al 90%.
Questo fenomeno è poi legato alla comparsa del primo deficit nel settore dell’elettronicache probabilmente rappresenta a tendenza ancora più preoccupante per l’economia giapponese che ha costruito la sua fortuna sull’esportazione di questi prodotti. Sebbene l’aumento delle importazioni di elettronica è un fenomeno con molteplici cause che non sono riconducibili solo ad esso ritardo digitaleTuttavia, il legame tra i due rimane forte. Senza lo sviluppo di un ecosistema digitale domestico, il Giappone faticherà a far ripartire la sua industria dell’hardware elettronico in grado di supportare quell’ecosistema.
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