[ad_1]
Era dai tempi della fosfina (biomarker che potrebbe dare qualche indizio sulla presenza di vita) rilevata nell’atmosfera di Venere che non c’era così tanto interesse per il pianeta “gemello” della Terra. Come sappiamo, la fosfina non era effettivamente presente mentre era invece anidride solforosa. Ciò ha però dato nuovo slancio alla possibilità di inviare missioni sul secondo pianeta del Sistema Solare. L’ultima notizia, invece, riguarda i dati della missione Magellano della NASAche è stato completato da tempo.
Come accaduto in altre occasioni in passato, la revisione dei dati raccolti durante una missione può fornire nuove informazioni che possono portare a nuove ipotesi o scoperte. Questo è quello che è successo con Venere dove verrebbe evidenziato attività vulcanica che potrebbe consentire obiettivi migliori per future missioni come DAVINCI+ e VERITAS. Questo è ciò che sappiamo.
Dati della NASA Magellano e attività vulcanica su Venere
Come riportato dal JPLgrazie alla revisione dei dati raccolti da Missione Magellano della NASA sarebbe stato identificato direttamente del vulcanismo attivo sulla superficie di Venere. Questa missione è stata lanciata nel 1989 e ha concluso la sua missione operativa nel 1994. Successivamente ci siamo concentrati su altri progetti e pianeti, lasciando da parte questo particolare pianeta per qualche tempo.
In particolare i dati radar raccolti dalla sonda ripresi circa 30 anni fa (ma è un periodo “recente” per i tempi dell’Universo). Come scrive JPL “Le immagini hanno rivelato una bocca vulcanica che cambia forma e aumenta notevolmente di dimensioni in meno di un anno”. Chiari segnali che la superficie era effettivamente attiva e in particolare un vulcano.
Capire se un pianeta ha vulcani attivi è importante per comprenderne la storia e soprattutto la sua evoluzione. Venere è simile alla Terra per molti aspetti ma ad un certo punto della loro vita i due pianeti hanno “ha preso strade separate” cambiando completamente. Attualmente il secondo pianeta del Sistema Solare è invivibile con pressioni e temperature elevate oltre a piogge di acido solforico e venti molto forti.
Con il Missione VERITAS (Venus Emissivity, Radio science, InSAR, Topography, And Spectroscopy) miriamo a studiare il nucleo, la scansione della superficie, il rilevamento delle emissioni infrarosse e il campo magnetico. Con i nuovi dati, combinati con quelli di altre missioni, come Magellano della NASAsi potrà forse capire in quale momento e per quale motivo Venere non è uno “seconda Terra”.
Roberto Herrick (professore presso l’Università dell’Alaska Fairbanks) ha detto “La selezione della NASA della missione VERITAS mi ha ispirato a cercare la recente attività vulcanica nei dati di Magellano. Non mi aspettavo davvero di avere successo, ma dopo circa 200 ore di confronto manuale delle immagini di diverse orbite di Magellano, ho visto due immagini della stessa regione presa a otto mesi di distanza che mostra cambiamenti geologici rivelatori causati da un’eruzione”.
I dati ei confronti di Herrick sono stati inseriti all’interno di uno studio per titolo Cambiamenti superficiali osservati su un vulcano venusiano durante la missione Magellano. L’area di interesse è quella denominata Atlante Regio (vicino all’equatore) e vede due grandi vulcani chiamati Ozza mons E Maat mons. Mentre c’erano ipotesi sulla possibile attività vulcanica nella regione, non c’erano prove dirette. Invece, grazie alle variazioni tra febbraio e ottobre 1991 evidenziate da Herrick, queste prove sono state trovate.
La bocca del vulcano Maat Mons si presentava inizialmente circolare (con una superficie di 2,2 km²) e con segni di colate laviche recenti. Qualche mese dopo, però, la bocca era più deformata e aveva raddoppiato la sua estensione, segno che nel frattempo era successo qualcosa. Anche dai rilievi radar sembrava esserci un lago di lava che riempiva la bocca.
I dati, combinati con la nuova modellazione al computer, hanno permesso di ricostruirne l’aspetto e di capire che l’unica cosa che poteva portare a un simile aspetto era una recente eruzione. In generale poi, ha sottolineato Scott Hensley (da JPL), “sebbene questo sia solo un punto dati per un intero pianeta, conferma che esiste una moderna attività geologica”.
Nelle conclusioni dello studio si legge anche che va considerato come con una sola area con cambiamenti a livello di attività vulcanica non è possibile stimare quanto sia effettivamente attivo Venere. Gli scienziati ritengono inoltre (secondo i dati) che il pianeta sia meno attivo della luna gioviana Io. In conclusione, i risultati indicano che è improbabile che il vulcanismo su Venere sia diminuito molto nelle ultime centinaia di milioni di anni, ma ci sono ancora diversi scenari possibili. Considerando che è stato esaminato solo l’1,5% della superficie di Venere, mancano molti dati prima di poter trarre conclusioni veramente definitive. Dati che dovrebbero venire con VERITAS.
.
[ad_2]
Source link