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La raccolta dei dati per migliorare le prestazioni, da un lato, il tentativo di rendere le operazioni sempre meno invasive dall’altro. È in queste direzioni che si sta muovendo la ricerca nel campo della chirurgia robotica. Indicarli è Arianna Menciassipro-rettore e professore di Bioingegneria industriale e robotica biomedica presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, uno dei protagonisti dell’edizione 2023 di Salute cablatal’evento di Cablato dedicata all’innovazione in ambito sanitario.

“Un robot è un’interfaccia digitale e come tale accumula dati: usando i sensori può definirne uno procedura che permette di automatizzare alcuni movimenti”, spiega. Per esempio? “Quelle relative alla sutura, che è una procedura noiosa e lunga”. E che arriva soprattutto alla fine dell’operazione, quando è normale che i colleghi umani si sentano stanchi.

Il secondo percorso di ricerca è invece più legato a aspetti tecnologici. L’obiettivo è quello di “entrare nel corpo umano con meno incisioni possibili, sfruttando al massimo gli orifizi naturali”. Una sorta di eendoscopia migliorata dal fatto che i robot chirurgici sono attrezzati per eseguire operazioni più complesse: “Stiamo cercando di rendere la piccola strumentazione che si muove all’interno dei lumi del corpo il più manovrabile e performante possibile”.

Sempre in vista della tecnologia, si stanno sviluppando robot in grado di utilizzare bisturi a raggio di energia, per esempio delle sonde che generano ultrasuoni localizzati in modo preciso, che permettono di intervenire senza alcuna incisione”. Oncologia e neurologia sono le discipline mediche che beneficeranno di questi nuovi strumenti.

Ma nel contesto di invecchiamento della popolazione e conseguente aumento della spesa sanitaria, possiamo permetterci queste auto? “Ci sono molti studi su questo – spiega Menciassi -. Alcuni dicono che i robot chirurgici non garantiscono alcun risparmio, altri sono convinti di sì, ma dipende dagli aspetti organizzativi”. In altre parole, si tratta di creare centri dedicati alla chirurgia robotica centralizzata, che consentono di utilizzare la macchina tutti i giorni e più volte al giorno e ricorrendo a personale specializzato, senza dover fare più training a chirurghi che operano in varie sedi. In questo modo il costo viene ammortizzato”.

Principalmente utilizzata per interventi elettivi, cioè non legati all’urgenza, la chirurgia robotica ha i maggiori ambiti di applicazione “nelle prostatectomie e nelle isterectomie, ma lavoriamo anche con chirurghi toracici e addominali”. Il vantaggio per il paziente, conclude Menciassi, “È la precisione che il robot è in grado di raggiungere. Si pensi, ad esempio, alla chirurgia della prostata, durante la quale è necessario preservare le strutture nervose”. Detto che le decisioni, e la responsabilità, sono sempre nelle mani dell’operatore umano, da questo punto di vista vince la macchina.

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