[ad_1]

Per il trasferimento tecnologico il governo è pronto a sborsare 350 milioni. Li ha assegnati a metà febbraio il Ministero per le Imprese e il Made in Italy (Mimit, già Sviluppo Economico). Ma dimmi circa un quarto di questi, 88,5 milioni, non ha destinazioni stabilite. Parliamo di soldi legati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) e nello specifico all’attuazione della missione 4, componente 3: potenziamento ed estensione tematica e territoriale dei centri di trasferimento tecnologico. Cioè, quegli enti che devono favorire il transizione dell’innovazione dall’università all’impresa.

Il decreto del ministro Urso

Il mese scorso il ministro Adolfo Urso, in Fratelli d’Italia, ha firmato il decreto di ampliare entrambi i settori interessati da tali iniziativee la distribuzione territoriale. Mette sul piatto 350 milioni. A chi vanno? Nella nota del dicastero si legge che “113,4 milioni di euro sono destinati al rifinanziamento degli 8 centri di competenza altamente specializzato; 33,6 milioni di euro sono destinati al cofinanziamento dei 13 Poli Europei di Innovazione Digitale (Edih) selezionati a seguito del bando European Digital Europe; infine, una quota di circa 114,5 milioni di euro è destinata a finanziare i 24 poli di innovazione digitale europei che hanno ricevuto il “sigillo di eccellenza” (un certificato di qualità, ndr) dalla Commissione Europea”.

Ma sommando i vari elementi, arriviamo a 261,5 milioni. Non ai 350 promessi. Dove sono finiti gli altri 88,5 milioni? Lo chiede anche Innovup, l’associazione nazionale che rappresenta la filiera dell’economia dell’innovazione, che ha chiesto un incontro urgente al ministro per non tagliare fuori tutta un’altra serie di realtà che potrebbero contribuire alle finalità del trasferimento tecnologico. Giorgio Ciron, direttore generale dell’associazione, pensa in particolare ai parchi scientifici e tecnologici. “Questa voce Pnrr ha lo scopo di ssostenere la digitalizzazione di 4.500 piccole e medie imprese – spiega a Cablato -. E i parchi scientifici e tecnologici hanno fornito servizi a 5.000 imprese”. Sono realtà come Kilometro rosso o Comonext in Lombardia. O l’area del parco scientifico di Trieste.

Le richieste

Innovup ha scritto a Urso che “concentrare tutte le misure di sostegno verso soggetti nuovi e alternativi, tralasciando proprio questi operatori, lo sarebbe un’azione in contrasto con l’effettivo raggiungimento degli obiettivi fissati dal Pnrr, che non sfrutterebbero la rete già attiva nei territori, a discapito di organizzazioni che da tempo svolgono il loro lavoro senza che il loro ruolo sia utilmente sfruttato e valorizzato”.

Al momento il decreto è ancora all’esame della Ragioneria dello Stato, che deve dare il benestare da stampare sulla spesa per poter poi erogare i fondi statali. E non è da escludere che il Nel cassetto virtuale sono rimasti 88,5 milioni per poi essere assegnato a qualche istituzione che possa raggiungere l’obiettivo del Pnrr, ovvero digitalizzare 4.500 PMI. Il decreto deve anche istituire un coordinamento dei centri di trasferimento tecnologico, per razionalizzare l’offerta sul campo e coordinare le diverse attività.

La rete di trasferimento tecnologico

Oggi in Italia ci sono otto centri di competenza, avviati dall’ex Ministero dello Sviluppo Economico (Mise) a sostegno di Industria 4.0 nel 2018: Cim 4.0 a Torino, Birex a Bologna, Fatto a Milano, il Smatto Veneziano e il Meditech napoletano; Arti 4.0 sulla robotica a Pisa; a Genova Inizio 4.0 sulle infrastrutture ea Roma Cyber ​​4.0 sulla sicurezza informatica. Poi ci sono i poli di eccellenza, anche con il compito di trasferire conoscenze, incoraggiare la sperimentazione e sostenere le piccole e medie imprese: 13 finanziato anche dall’ex Mise nel 2022 per 36 mesi sulla base di un progetto europeo e 34 certificati di qualità.

Il ministero ora guidato da Urso ha creato anche il case di tecnologie emergenti (Cte). Nel 2019 l’esordio a Matera, al quale sì si aggiungono nel 2020 Roma, Torino, Bari, Prato e L’Aquila con una dote di 25 milioni. Nel 2022 anche loro salgono a bordo Bologna, Napoli, Genova, Pesaro, Taranto, Cagliari e Campobasso per mettere al sicuro gli 80 milioni disponibili. Mentre Innovup ricorda che in Italia sono operativi anche 45 parchi scientifici e tecnologici e 60 incubatori.

.

[ad_2]

Source link

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *